Piero Pelù ritorna più potente che mai con ‘Deserti’: Esplorando le terre aride della musica tra distorsioni e melodie transculturali
Il 7 giugno segna l’atteso ritorno di Piero Pelù con il suo nuovo album, ‘Deserti’, un’opera che si preannuncia come un viaggio sonoro attraverso le molteplici anime del rocker fiorentino. Dopo un anno di stop forzato dovuto a un grave shock acustico subito in studio di registrazione e al conseguente rinvio del tour, Pelù è pronto a riprendere la scena musicale con rinnovata energia.
“Questo nuovo album – ha raccontato Pelù – è entrato di prepotenza a far parte di una trilogia che ancora non si era ben definita ma che è cominciata con ‘Pugili Fragili’. Mentre scrivevo ho trovato un filo rosso che collegava i due album. Ho una sorta di malattia per le trilogie, le tetralogie e chi più ne ha più ne metta e ho pensato che questa fosse un’altra occasione buona. Dall’uscita di ‘Pugili Fragili’ nel 2020 è successo tutto quello che poteva succedere per scaraventarci nel disagio (da qui il nome di ‘Trilogia del Disagio’). Noi abbiamo il compito di essere energia positiva, anche se fare l’artista oggi è sempre più difficile”.
‘Deserti’ si compone di dodici tracce che esplorano il DNA musicale di Pelù in tutte le sue sfaccettature. “Ci ho trovato tutte le mie anime dagli anni Ottanta ad oggi – ha spiegato la voce delle nuove ‘Picasso’ e ‘Maledetto cuore’ – e mi ha permesso anche di ricordare le tante volte che in passato avevo già parlato dei deserti. Lo facevo in ‘Fata Morgana’ e in tante altre canzoni, con i Litfiba e da solista. È una vera attrazione che mi porta anche spesso in Marocco”.
L’album è una sintesi del pensiero di Pelù sul sociale e sulla socializzazione negli ultimi quattro anni, che lui definisce un “poker di legnate micidiali tra pandemia e guerre violentissime alle porte dell’Europa”, un mondo in declino e una politica incapace di porre un freno al peggio. “Non ho potuto non notare una grande desertificazione attorno a noi – ha detto Pelù – nel sociale, nelle periferie, tra i ragazzi alle prese con i social, così come nell’affettività. C’è poi il deserto ambientale, perché ad esempio la Sicilia si sta ufficialmente desertificando e invece che pensare a nuovi ed efficienti invasi, si vuol fare un ponte che non sarà mai finito e che si divorerà miliardi”.
Musicalmente, ‘Deserti’ riflette la complessità e la varietà delle influenze che hanno sempre caratterizzato la carriera di Pelù. “È un album complesso fatto di punk, Musorgskij e musica etnica, miei riferimenti da sempre. Ci sono ovviamente e orgogliosamente i suoni dei Litfiba e montagne di chitarre rock suonate da Giacomo Castellano, uno dei migliori chitarristi rock mai esistiti, oltre a Ghigo, naturalmente”.
Le storie raccontate in tracce come ‘Novichok’, ‘Tutto e subito’, ‘Baraonde’ e molte altre sono anche il frutto di un anno passato a confrontarsi con i problemi di acufeni. “L’anno di stop forzato – ha detto Pelù – mi ha imprigionato in uno stato depressivo importante. Trovarsi con le orecchie devastate in studio di registrazione, dopo circa un milione di concerti fatti alla mia maniera, è stato surreale. Ho ancora oggi un boato fisso nelle orecchie, che però sono riuscito tecnicamente a superare con una catena tecnologica di macchine che mi consente di suonare”.
Piero Pelù tornerà a suonare e cantare con il nuovo tour che partirà da Spilinbergo il 29 giugno e farà tappa in diverse località italiane per tutta l’estate, per poi proseguire nei club di Firenze, Milano e Torino a novembre.